Tre tavole per illustrare una personale visione del Super Ego.
Nella prima tavola campeggia una grande sagoma, come una quinta teatrale, una sorta d’impassibile principessa che assiste a un torneo il cui premio è la sua mano. Nella seconda tavola si svela il retroscena: una fanciulla incatenata sostiene la sagoma. Forse è imprigionata per finta o forse ha paura a liberarsi, in ogni caso dietro di lei ci sono tante chiavi che lei non utilizza per fuggire. La terza tavola è la summa delle altre due: le istanze del Super Ego fanno parte di noi, radicate nelle nostre ossa, nella nostra carne, ci destrutturano perché a volte sono imposizioni di natura opposta, ma non a tal punto da disperdere la nostra identità.
Il Super Ego è parte di ciascuno, necessario alla sopravvivenza nella società civile o anche solo in relazione col prossimo. Sopportare il peso dei suoi condizionamenti è faticoso e “dilaniante”, ma qualcosa di buono ne esce: il nostro saper “stare al mondo”.
Per Nurant Magazine.